Con l’etichetta tematica di Near Future Design, Oriana Persico e Salvatore Iaconesi hanno identificato una dimensione performativa in cui l’osservazione dello stato dell’arte e delle tecnologie interseca quella etno-antropologica.

In questo concetto sentiamo una forte eco di quello che è stato definito speculative (o critical) design: tutti quei progetti che esaminano le implicazioni culturali, etiche e sociali connesse alla ormai massiva presenza delle tecnologie nelle nostre vite. È una forma di design che aiuta a definire quali sono i futuri desiderabili e ad evitare gli scenari peggiori.

Siamo culturalmente abituati a pensare al tempo come a qualcosa di lineare; invece, quando parliamo di futuro, la questione non è così semplice. Dobbiamo necessariamente immaginare e riflettere su un arco di infinite possibilità. Jane McGonigal – ricercatrice e game designer –  afferma che “per creare qualcosa di nuovo, o apportare un cambiamento, dobbiamo essere in grado di immaginare come le cose possano essere diverse”.

Il futuro non esiste se non come proiezione probabilistica del presente, è un “non-ancora”, una performance che accade e ci vede tutti coinvolti attraverso le dimensioni del desiderio e dell’immaginario.

Possiamo allora parlare di Futurologia (letteralmente “discorso sul futuro”) o meglio di Futures Studies; è in questo plurale che si gioca la partita. Il presupposto di partenza di questa scienza è l’esistenza di una pluralità di futuri: non solo un futuro utopico o distopico, ma anche futuri possibili, plausibili e desiderabili. L’obiettivo primario della Futurologia è quello di identificare, mappare e descrivere futuri alternativi a partire dal presente raccogliendo da quest’ultimo informazioni e dati, sia quantitativi che qualitativi . Non si tratta di uno sforzo di immaginazione o di chiaroveggenza: gli esercizi di fantasia sono esclusi da questo tipo di pratiche assieme a tutti quei futuri “impossibili” o “immaginari”.

Societing-Near-Future-Design
Tassonomia dei Futuri

L’incertezza nasce dall’accelerazione (https://www.rivistailmulino.it/a/lettera-a-un-amico-sedotto-dai-novax): nell’era dell’informazione, delle reti digitali, della conoscenza e dell’iper-connessione, il futuro cambia costantemente direzione. Siamo in uno stato costante di innovazione radicale che produce enormi impatti sul corpo sociale. Come sopravvivere a questa società dell’incertezza (Zigmunt Bauman)?

In uno scenario così delineato, il design gioca un ruolo fondamentale. Cennydd Bowles, designer ed autore del libro Future Ethics, giunge addirittura ad affermare che ogni “atto di design è una dichiarazione sul futuro, il design è etica applicata”.

Il Near Future Design è la percezione di un nuovo possibile, l’immaginazione di futuri desiderabili per cominciare ad agire attivamente nel presente. Questo tipo di progettazione prende le distanze da quello che è il design classicamente inteso che si occupa principalmente di attività commerciali e di marketing; si badi bene che non si intende qui affermare che l’uno sia migliore dell’altro, sono semplicemente differenti, esulando da qualsiasi giudizio di valore.

Sulla scia delle molteplici sollecitazioni provenienti da un presente frenetico e vivace, le pratiche di Near Future Design diventano l’attivatore dell’immaginabile, del poietico e del designabile intesi come un “immaginare ciò che ancora non è” ma potrebbe essere nel prossimo futuro. Questo processo di immaginazione può e deve coinvolgere tutta la società – non solo i decision maker – e le sue innumerevoli comunità che, instaurando dialoghi attivi e condivisi, diventano interpreti desideranti del proprio futuro.

Per trovare una chiave di lettura, il Near Future Design parte dall’approfondire questioni che vanno ben oltre l’arte e la tecnologia. Quello che propongono gli artisti della datapoiesi è anzitutto un’analisi antropologica, l’osservazione di quelli che sono pattern ricorrenti, strani rituali: per progettare il prossimo futuro bisogna partire dalla comprensione degli immaginari, dei riti e delle tensioni dell’era contemporanea.

Il Near Future Design osserva la realtà circostanziale per ricercare lo “strange now”: tutti quei comportamenti che, sebbene provochino stupore e senso di surrealtà, sono però reiterati. È da questa analisi unita a quelle dei Futures Studies che è possibile mettere in atto la progettazione di un design per la nuova normalità.

In questo senso (conversazionale, comunicativo, polifonico, emergente, co-autoritario) la definizione del Futuro cambia: diventa progetto, proiezione, performance. Una performance di conoscenza, di autodeterminazione etica e civica, attuata attraverso l’auto-osservazione e l’auto-rappresentazione, in un insieme che è ecosistemico.

Il workshop Antitesi Road to Sympoietica, oltre a progettare con gli artisti l’installazione site specific, si pone come momento di riflessione e confronto sui temi cari al Near Future Design.

Societing, Near Future Design, Antitesi
Antitesi

Poiesi, in greco, indica un’attività creativa; Sym-poietico è invece un ecosistema che, superando il principio di autosufficienza dei viventi, si apre all’alterità proponendo processi trasversali alla base dell’evoluzione. In questa prospettiva necessariamente non-human centered si chiede all’arte e alla scienza di aiutarci ad immaginare futuri possibili e desiderabili.

Con gli artisti Oriana Persico e Salvatore Iaconesi si proverà ad immaginare nuove alleanze tra intelligenze biologiche ed intelligenze artificiali, tra animali e vegetali, tra corpi e macchine.

Fonti e approfondimenti: AOS

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