Il collettivo artistico Mali Weil e il MUSE – Museo delle Scienze di Trento – promuovono la seconda edizione di Like Life: una serie di dialoghi e workshop che indagano il rapporto tra scienze e umane e biologiche utilizzando il design come uno strumento di innovazione.

Likelife, societing, arteIl ciclo di eventi rientra nel programma di attività “Selvatici e Salvifici” curato dal MUSE a Palazzo delle Albere.

Il programma di Like Life 2 ha preso il via lo scorso 3 dicembre, prevedendo cinque incontri pubblici – programmati per essere fruiti tanto online quanto onsite – e proponendo il design come linguaggio e spazio di confronto capace di plasmare relazioni tra umani e other-than-human.

 

Proviamo, allora, a ragionare anzitutto sul concetto di relazione: fino a tempi abbastanza recenti immaginavamo noi stessi come attori individuali e la vita come una questione di riproduzione intra-specie. Le relazioni fondamentali in un paradigma siffatto sono quelle preda-predatore in cui l’interazione si riduce ad un annullamento reciproco. Le relazioni simbiotiche erano considerate anomalie interessanti, ma non necessarie. In realtà, come è possibile affermare grazie agli studi di biologia evolutiva, molti organismi si sviluppano soltanto grazie ad altri. Anche il corpo di noi umani così “orgogliosamente autonomi” si compone per circa il 50% di cellule di natura non-umana. Si tratta di batteri, che ritroviamo per la maggiore raccolti nella flora intestinale, di cui abbiamo necessariamente bisogno per sopravvivere.

Microbioma, societing

Come scrive Anna Lowenhaupt Tsing ne Il fungo alla fine del mondo, «L’evoluzione dei nostri “ego” è già inquinata da storie di incontro; siamo già mescolati ad altri prima ancora di cominciare qualsiasi nuova collaborazione».

Like Life 2 indaga in particolare come scienze umane e biologiche stanno operando congiuntamente – in maniera non sempre critica e consapevole – per rendere pensabile e attuabile un “nuovo umanesimo” che non concepisca più l’umano al centro, ma vada verso l’adozione di una prospettiva inter-specie. È necessario andare oltre l’idea di progresso continuo e lineare figlia dell’Novecento; per sopravvivere nelle “rovine del capitalismo” urge uno sforzo di immaginazione per ri-situare il nostro modo di vedere, vivere e interpretare il mondo.

Il programma di Like Life 2 si pone quindi come l’occasione per esercitare una pratica collettiva di immaginazione e si situa in medias res rispetto ai temi che la pandemia da COVID-19 ha portato all’attenzione pubblica. Parliamo, in altre parole, di questa ri-calibrazione degli immaginari in cui diverse pratiche stanno riscrivendo radicalmente l’idea che l’umanità ha di sé e dei suoi rapporti con la natura. Nell’immaginazione di questi possibili futuri, il design occupa una posizione di rilievo. Nonostante appaia spesso come una disciplina estremamente antropocentrica, è essenziale in quanto capace di fornire strumenti pratico/progettuali ma anche teorico/speculativi.

Cosa possiamo fare? Fin dove possiamo proseguire lungo la strada delle “relazioni multispecie”? Il biohacking è il futuro? Queste sono solo alcune delle domande a cui Life Like tenta di rispondere con un programma composito che punta a potenziare l’immaginazione incrociando speculative e biodesign, narrazione, biologia, arte e fiction. Infine il progetto si inserisce lungo il solco tracciato da Mali Weil sin dal 2017: un percorso di esplorazione del design come “motore di immaginari” che focalizzi l’attenzione sul suo valore critico e sociale.

I Dialoghi Pubblici:

Il programma di Like Life 2 ha previsto – e prevede in quanto l’ultimo incontro si data al 15 Dicembre – cinque dialoghi pubblici svoltisi in presenza a Palazzo delle Albere (TN) ed in diretta Facebook sui profili del MUSE (è possibile rivedere tutti gli interventi qui).
A questi simposi, in un’ottica transdisciplinare, prendono parte studiosi ed esperti con background molto diversi: Massimo Bernardi, ricercatore del Muse; gli architetti di Studio Ossidiana; il game designer Federico Fasce e la studiosa Maddalena Grattarola; Maurizio Montalti, designer fondatore di Mogu – un’azienda di biofabbricazione industriale che usa processi biologici per creare materiali alternativi – e dello studio di ricerca Officina Corpuscoli; in fine Laura Pugno, poetessa, saggista e scrittrice.

Il Biolab:

Coded Bodies, societing, like life

Il percorso di Like Life 2 si concluderà con il biolaboratorio Coded Bodies che si terrà il 14, 15 e 16 gennaio 2022.

Aperto anche a chi non ha conoscenze di biodesign, il lab è inteso come una piattaforma educativa e uno spazio di sperimentazione per esplorare la tecnologia wearable attraverso tecniche di Do It Yourself – DIY.

Giulia Tomasello

Durante il workshop, i partecipanti verranno introdotti al mondo delle wearable technology e dei bio-tessuti, apprendendo basi di elettronica per creare e programmare sensori elettronici in tessuto e in bio-plastica.

Coded Bodies sarà guidato da Giulia Tomasello, interaction designer specializzata nella tecnologia indossabile e biotecnologie applicate alla salute e il benessere intimo femminile.

 

La tecnologia è sempre più vicina alla nostra pelle. A questo punto, mentre precipitiamo verso il collasso biologico – conseguenza della nostra spasmodica ricerca di progresso e di modelli di vita insostenibili – la sfida e la responsabilità di designer, pensatori e ricercatori contemporanei è quella di guidare, con consapevolezza e sensibilità, sia il pianeta che la sua gente, contribuendo a creare uno spazio di dialogo e di riflessione volti ad ispirare l’innovazione che interromperà il nostro attuale modello fatale.

Il biolab si pone l’obiettivo di immaginare scenari progettuali e speculativi nei quali nuovi materiali e biotecnologia ci aiutano a ripensare le relazioni tra tecnologia, società e alterità. 

Fonti e Approfondimenti: MUSE

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