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Incuria: Una lettera d’amore per Roma

Lo scorso 17 novembre è uscito Incuria, l’ultimo libro scritto a quattro mani da Salvatore Iaconesi ed Oriana Persico edito da Luca Sossella.

In queste pagine il duo di AOS (Art is Open Source) espone l’ultima fase della propria ricerca artistica e filosofica: il Nuovo Abitare, ovvero quell’ampia condizione dell’uomo contemporaneo che si trova inserito in una miriade di relazioni il cui common ground sono i dati.


Incuria è una lettera d’amore per Roma. Nella capitale infatti il progetto sta prendendo le sembianze di una fondazione che, proprio a Torpignattara, avrà la propria sede.

Incuria, art

In poco più di cento pagine, Incuria restituisce l’essenza della città ribaltando tutti gli stereotipi e trasformando i difetti nello spazio in cui può prendere forma l’immaginazione al fine di aprire la strada ad un nuovo modello di innovazione.

Grandi registi, pilastri del cinema romano e note icone pop  i personaggi-guida all’interno del volume: Fellini, Pasolini, Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, il ragionier Ugo Fantozzi accompagnando il lettore alla scoperta di questa “innovazione del possibileche non si applica solo per mancanza di immaginario, aprendo ad una riflessione ben più ampia sul ruolo dell’arte.

Il ruolo dell’arte in un mondo iper-codificato è proprio quello di restituire senso, aprire la strada al desiderabile. Al pari dell’innovazione essa è, per sua natura, “trasgressiva”. Si fa innovazione cercando limiti da scavalcare, guardando con interesse a quello che è stato ignorato perché non adatto alla linea del progresso per come lo si era inteso.

In quest’ottica la città di Roma, col suo da sempre problematico rapporto col potere e con le regole, è la città con il maggiore potenziale di trasgressione in Italia, che va valorizzata e non anestetizzata. Nell’imprevisto c’è vita, ed è ciò che può fare la differenza.
Stiamo vivendo un’innovazione stagna, che ricicla gli stessi concetti, le stesse parole, come slogan: un’immovazione.

Incuria presenta la capitale come un paradigma, un potenziale modello di innovazione radicale.

«Giri un angolo della strada e sei su via Tiburtina, in mezzo a canyon urbani di palazzoni a dieci piani. Svolti e sei a Pietralata, in mezzo alla campagna. Fai pochi passi ancora e potresti trovare le moto ipertecnologiche di Akira che sfrecciano nel tunnel della tangenziale. E ancora proseguire in una città che è un frattale. Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo si ripete sempre uguale a se stessa».

Incuria,-Societing,-art

La diversità è complessa ed è recalcitrante all’essere “riassunta”. Non solo è particolare e storica, ma è anche fatta di relazioni, collaborazioni nate da incontri. Il suo ricombinarsi è ciò che permette agli ecosistemi di evolvere, come avviene da milioni di anni. Le mappe sono utili, ma sono insufficienti. C’è bisogno di abitare la complessità; non possiamo confondere la mappa col territorio che è fatto non solo di “illeggibile”, ma anche di “ancora misterioso” ed “ingovernabile”.

La città di Roma con la sua vastità, la non-mappabilità, il caos solo apparente, diviene lo spunto per concepire nuovi modelli di relazione solidale e di cura, capaci di avere a che fare con i cambiamenti planetari grazie alle tecnologie e alle nuove opportunità di interazione e comunicazione.

A Roma la realtà è ancora negoziabile perché fatta di incontri intrinsecamente imprevedibili. Questa trasgressione spontanea e quotidiana è lo spazio da cui può sorgere e in cui può svilupparsi il modello di innovazione radicale che viene descritto da Incuria e che è alla base di Nuovo Abitare.

Fonti e approfondimenti: Salvatore Iaconesi