Una meta-rassegna che parla di uno sguardo possibile sui fatti della contemporaneità e che presenta (in 2 dei 36 contributi) le elaborazioni più recenti e le esperienze che stiamo realizzando all’interno di Societing 4.0, un programma di ricerca-azione sulla social digital transformation.

Attraverso una selezione degli articoli che abbiamo letto in questo 2019, alla fine raccontiamo molto di noi. A partire dagli argomenti selezionati: intelligenza artificiale, robot, tecnologie, innovazione; agrifood, cibo, agritech; pmi, industria 4.0. Si tratta di macro-temi che sono coerenti con la nostra missione: studiare e sperimentare un modello di sviluppo, trasformazione e innovazione che sia sostenibile per le specificità socio-economiche dell’Italia, con un approccio che considera insieme l’innovazione sociale e l’innovazione tecnologica.

Fin qui tutto bene

Dodici mesi di altalena. Chi ci ha parlato di tecnologie, digitalizzazione e scienza ci ha fatto stare costantemente su un’altalena che è andata dall’esaltazione per il futuro, alle paure per l’ignoto e tra queste due polarità c’è chi si è fermato, in modo razionale, ad osservare ciò che è noto qui e ora. E qualcuno azzarda delle ipotesi di soluzioni. Sulla bellezza e sull’ebrezza di “accelerare l’arrivo del futuro” due racconti che messi insieme ci consentono di costruire una realtà distopica: il sogno di una società più trasparente e che poteva offrire più opportunità dei giovani ricercatori che nel 1969 crearono il primo super comupter italiano a Pisa. E in un ideale continuum quel sogno –che oggi si è trasformato in disillusione- è un testimone che passa dagli ex-giovani italiani che volevano l’immaginazione al potere alle attuali prospettive immaginate da persone che si chiamano futurologi.

Uno di questi (che non utilizza i social network perché sono company private e non vuole che controllino i suoi dati!) sta ideando, progettando e realizzando il futuro a Dubai dove si lancia la sfida di muoversi con auto a guida autonoma in città super intelligenti che saranno i luoghi della coesistenza rispettosa degli opposti, facendo convivere in pace persone di nazionalità, background, religioni diversissime nel nome del progresso #CittadiniOpenMinded. Un altro futurologo ci spiega che a breve assisteremo ad un megashift: un grande passo evolutivo per la società che arriverà in maniera repentina. Il megashift che può contribuire in modo più forte al progresso è la cognitivizzazione rendendo le cose e le macchine intelligenti.

Preparatevi perché l’altalena scende e risale dall’altra parte a presentarci punti di vista da non sottovalutare per niente:

  • Gli algoritmi sono strumenti opachi per questo servono delle regole e dei controlli perché le attività di pattern recognition basate sui Big Data sono “opinioni incorporate nei sistemi matematici per la previsione statistica”;
  • I robot rischiano di portarci via il lavoro servono nuove competenze e attitudini alla flessibilità, curiosità e capacità di accogliere la complessità;
  • L’intelligenza artificiale potrebbe negarci il mutuo per questo occorre definire un’etica delle macchine e rendere i sistemi di deep learning semplici e comprensibili.

Si dice chiaramente in questi articoli: la lotta per l’affidabilità e l’equità degli algoritmi è politica. Chi si ferma sulle cose che stanno accadendo, anche attraverso l’analisi di dati e ricerche, sostiene che non dobbiamo temere gli annunciati pericoli dell’automazione e della rivoluzione tecnologica e informativa. Si tratterebbe, infatti, di falsi allarmi che non trovano fondamento nella realtà: non ci sarà la fine del lavoro, almeno per ora, e serve investire in istruzione e formazione per tutti oltre che su forme di protezione di welfare per salvaguardare chi perderà eventualmente il lavoro senza riuscire a ricollocarsi.

Abbiamo bisogno di una rinnovata consapevolezza umanistica che rimette al centro un tema-chiave del vivere sociale: libertà di espressione e privacy. A partire dall’evidenza del fatto che Internet è diventato l’ecosistema dell’informazione (dice Luciano Floridi), i valori etici da discutere sono quelli che si affermano nel momenti in cui si disegnano le strutture fondamentali, così che l’etica diventa la cura dell’ecosistema. E questo tema urge non tanto per affrontare un futuro ancora tutto da capire, bensì per gestire le discrasie del presente che sono concentrate in un contributo di inizio anno firmato di suo pugno niente meno che da Mark Zuckerberg.

In una fase di attacco pesante fatto dall’Europa al sistema Facebook, il fondatore del rivoluzionario social network fa gli auguri al suo ragazzo (15 anni!), spiegando agli italiani i tratti della sua natura apparentemente intemperante. Come a dirci: “non abbiate paura, in fondo è solo un (bravo) ragazzo!”. Ci hanno colpito molto le parole scelte per raccontare il modello di business: “..al servizio di tutti..”; “..i nostri servizi consentono alle persone di avere pieno controllo sulle informazioni..”; “i nostri strumenti per la trasparenza..”; “noi ci concentriamo sull’aiutare le persone a condividere e a connettersi..”; “..raccogliamo informazioni per scopi pubblicitari che servono per lo più per sicurezza..”; “..quando si parla di dati i principi più importanti sono trasparenza, scelta e controllo..”; “i nostri servizi servono alle pmi per creare milioni di posti di lavoro..”; “per noi la tecnologia rappresenta la possibilità di mettere il potere nelle mani di quante più persone possibile..”.

La complessità di modelli di business come questo consente di tenere insieme principi ineccepibili e poteri enormi che stanno rapidamente divorando fette di valore economico e spazi sempre più ampi occupati dai diritti, con effetti critici sulla redistribuzione della ricchezza e sui sistemi democratici. Per questo si propone che il Green New Deal dell’Europa sia anche digitale #DigitalGreenNewDeal. L’Europa, secondo questa visione, deve giocare un ruolo importante per recuperare la sua sovranità tecnologica e proporre una politica di innovazione ambiziosa e democratica. In questa prospettiva il Green New Deal, con le sue istanze di riprogettazione delle infrastrutture e dei modelli di business è una grande occasione per l’applicazione delle tecnologie digitali. Prospettive ne abbiamo? Si: e vanno nella stessa direzione: l’innovazione tecnologica è l’innovazione sociale La prima è la prospettiva tutta giapponese di Society 5.0 che si fonda sull’idea che sia la tecnica a doversi umanizzare e non, viceversa, l’uomo ad essere tecnologizzato.

Il concetto di base è una più stretta convergenza fra spazio virtuale e spazio fisico, liberando l’uomo da tutta una serie di attività lavorative alienanti, scomode e poco agevoli, abilitandolo ad attività più consone al suo status di “essere umano”. La seconda è la nostra prospettiva: il modello mediterraneo di Societing 4.0 del quale nulla vi diciamo se non che è un’idea, un percorso, una scommessa, una performance, che si chiude con un punto interrogativo e che chiama chiunque lo voglia a farsi intelligenza collettiva contribuendo alla risposta. E con questo si chiude per noi il 2019.

Scarica la nostra strenna di fine anno e buona lettura!

duemiladiciannove 4.0

 

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