Togliamoci dalla testa che la somma di digitale + IA + digital economy + social media + tecnologie varie dia la risoluzione dei nostri problemi. Lo dice con forza Jaron Lanier, un informatico, compositore e saggista che lavora nella Silicon Valley e anche per Microsoft: la realtà virtuale contiene in sé presupposti molto diversi da quelli che di solito si attribuiscono al digitale perché è una tecnologia creativamente cognitiva, mentre non c’è niente di così stolto come la new religione digitale che si sta sviluppando e la new fede nell’intelligenza artificiale come panacea di ogni cosa.
Eppure siamo Onlife come ci dice Luciano Floridi, siamo come “la società delle mangrovie” che vivono in acqua salmastra, dove fiumi e mare si incontrano. Onlife è questo: ”la nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta. Non c’è più differenza fra online e offline, ma c’è appunto una “onlife”: la nostra esistenza ibrida come l’habitat delle mangrovie”.
Ed è in questo habitat che dobbiamo imparare a vivere recuperando la capacità di essere autonomi in questo nuovo ambiente per evitare che sia qualche algoritmo a scegliere per noi dove andare in vacanza, quale musica ascoltare, il vestito da comprare o il film da guardare. “Accade perché le tecnologie vengono usate per lo più per vendere prodotti” dice Floridi e aggiunge “in ogni caso non è nella sfera individuale che si può risolvere qualcosa, bensì in quella più ampia della società”.
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