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Mediterraneo Blues: Viaggio musicale di Iain Chambers nella complessità

Nel suo ultimo libro “Mediterraneo Blues” Iain Chambers ha scelto questa musica speciale per raccontarci la storia del Mediterraneo non attraverso fatti e pensieri ma attraverso i suoni. E la musica, il blues appunto, diventa lo strumento narrativo utilizzato per farci riflettere sulla necessità di narrare il Mediterraneo e i sud del mondo, dentro ad una narrazione diversa da quella alla quale ci siamo abituati. La musica sfrutta la sua essenza di matematica pura per volare oltre la razionalità del codice binario 1/0 e la nota blues aggiunge quel tocco di straniamento (enfatizzato dal rapido bending della chitarra) che, nella piegatura di una frazione di secondo, enfatizza la malinconia di chi si trova lontano dalla sua casa e di chi osserva l’orizzonte pensando di poter arrivare a una terra promessa affrontando la pericolosità del mare.

Iain Chambers ci suggerisce di rendere plurali gli sguardi e i linguaggi sulla geografia, la storia, la cultura, la politica, l’economia ricordandoci che lo spazio è una produzione sociale, storica e culturale cioè, come diceva Gramsci, una configurazione politica. E in questo suo nuovo libro, in particolare, ci invita ad abbandonare ogni tentativo di distinguere, una volta per tutte, ciò che è culturalmente “nostro” dal “loro”. I suoni non rispettano i confini nazionali e portano con sé le tracce della distruzione e allo stesso tempo della sopravvivenza di tutta la storia delle persone e dei Paesi che è inscritta nelle lingue e nei ritmi, sempre più contaminati, di oggi.

Iain Chambers

“Mediterraneo blues: musiche, malinconia postcoloniale, pensieri marittimi” è uscito per la prima volta per i tipi di Bollati Boringhieri nel 2012. Questa nuova edizione, rivista e ampliata, non a caso è uscito il 9 dicembre con la nuova casa editrice TAMU nata dalla fortunata esperienza della piccola libreria indipendente Tamu che in un paio di anni è riuscita a diventare un punto di riferimento nel cuore del centro storico di Napoli, al Centro del Mediterraneo, riuscendo a comunicare a pubblici vasti e variegati i temi di un pensiero postcoloniale con particolare attenzione ai paesi che si trovano a sud e a est del Mediterraneo.

D’altra parte il Mediterraneo è un perfetto simbolo della complessità del contemporaneo: essendo mare tra le terre, divide e allo stesso tempo collega. Il Mediterraneo, inoltre, presenta uno scenario ricco sul piano storico e culturale che ha visto il passaggio, il conflitto e la combinazione di popoli, lingue e civiltà differenti. Si può definire una storia caratterizzata da tradizioni e innovazioni, chiusure e aperture, terra e mare, minacce e cambiamenti. Si è rivelato essere uno spazio difficile per l’uomo da dominare, così come lo è il nostro contemporaneo. Il Mediterraneo proposto da Iain Chambers è quindi metafora di complessità che ci indica una via possibile all’incontro con l’altro attraverso occasioni di collaborazione e contaminazione.

 

Non solo la musica viaggia, dunque, ma insieme a lei si muovono e si ridefiniscono anche concetti come cittadinanza e democrazia. Ian Chambers questo lo affronta bene nel suo nuovo lavoro, utilizzando la musica e il Mediterraneo come categorie critiche per ripensare la modernità in un’ottica postcoloniale dove la storia, in realtà, è l’insieme di tante storie.

In questo senso il Mediterraneo ci aiuta ad avere le categorie critiche per vivere e convivere nella dimensione dell’infosfera, il guscio che avvolge il reale con la globalità delle informazioni prodotte volontariamente e/o involontariamente da uomini, robot, software, e che fa diventare il mondo uno spazio non troppo grande e non troppo piccolo, dove la categoria dell’altro è sinonimo di molteplicità e di varietà. È in questo nuovo spazio che si ri-definisce e si co-crea un’identità che va oltre i confini geografici, individuando nuovi legami con i vicini e i lontani, avendo cura dei beni che appartengono a tutti come la natura e l’ambiente. Ma non solo: questo libro ispira (più che descrivere) una nuova idea di cittadinanza e di democrazia che, sulle note blues, ci invita ad una visione simpoietica dove anche gli esseri umani sono legati ad un’infinità di creature, biologiche e tecnologiche, in un processo relazionale. Dove – per dirla con le parole della filosofa Donna HarawayNature, culture e soggetti non preesistono all’intreccio ma divengono insieme incessantemente.

Alex Giordano

Da Nova IlSole24Ore del 6 dicembre 2020

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Da Nova IlSole24Ore del 6 dicembre 2020

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